Il mondo bisogna custodirlo, costruirlo e mostrare il bello, il bene perché
attirano e sono contagiosi. Il male divide, il male crea conflitti e muri, il
male ribalta le cose. Leggo un articolo http://goo.gl/9XunxY
e si apre uno scenario meraviglioso su Nicole Orlando. Lei ha 22 anni, è di
Biella ed è campionessa paralimpica
pluridecorata. Righe, foto e video per descrivere il talento, la bravura, la
bellezza, dolcezza e tenacia. Lei è affetta dalla sindrome di down, è ospite al
Festival della musica italiana di Sanremo. Tutti applaudono, si commuovono.
Perché siamo così, spesso senza memoria, istintuali, immediati. Già perché quando
le mamme vanno dal ginecologo con il cuore gonfio di speranza,
paure, e la vita che esplode nel grembo, dopo l’accoglienza gioviale con lo
stesso sorriso viene inoculato il germe del dubbio con una semplice domanda
supportata da statistiche, ovvero eventualità, non certezze, eventualità: vuole
effettuare l’amniocentesi?
E se dici di “no”, oggi ti spiegano che esiste un nuovo
metodo, costo 500 euro, non invasivo. Lo scopo? Non è curare problematiche pre-natali
di questo tipo “perché allo stato attuale non si può intervenire su patologie
genetiche”, il solo fine è sapere. E poi quella diagnosi se di downismo diventa
sentenza: di vita o di morte.
I genitori di Nicole hanno scelto la vita.
Grazie! Nessun giudizio nei confronti di chi non ce l’ha fatta o non ce la farà.
Massimo giudizio e condanna nei confronti di un Paese che abbandona, che
ignora, che lascia soli.
Quante Nicole si potrebbero salvare! Se non si
lasciassero sole le mamme, le famiglie. Se chi ha paura avesse sostegno:
economico, sanitario, psicologico, lavorativo… certezze per il domani. Quante
vite si potrebbero salvare se chi rifiuta avesse canali privilegiati per
portare a termine la gravidanza e poi affidare quel cucciolo a chi potrebbe prendersi
cura di lui.
Nessun giudizio mai nei confronti di chi non ce la fa, massimo
biasimo per una società che sceglie sempre la via più semplice: quella dello scarto, dell’eliminazione.
Perché costa prendersi cura della Vita. Costa economicamente l’assistenza
sanitaria, costa supportare, costa aiutare donne, famiglie intere a non perdere il
lavoro o addirittura a trovare case e impiego. E allora eliminare il “problema”
è la via semplice. Quindi si cambiamo i nomi: omicidio è aborto e Nicole è
feto.
L’aborto non si sconfigge togliendo una legge, ma aiutando a scegliere, sostenendo e costruendo.
E allora grazie a Nicole,
ai suoi genitori, a tanti genitori che vivono fatiche inenarrabili (con o senza
sorriso, ma le vivono), grazie ai medici, infermieri, operatori e tutti coloro
che nel piccolo e grande della propria esistenza edificano e mostrano Bellezza.
E che ieri sera hanno pianto e sorriso e applaudito, davanti alla regalità della vita, senza alcuna ipocrisia.