sabato 24 gennaio 2015

Cosa cambia sull'orlo della perenne #crisi

Il terrore arrivato a Parigi fa paura e in tutta Europa cresce l’allerta e si blindano frontiere. Vivo il ricordo della folla oceanica per le matite di Charlie Hebdo, ma il mondo non si è mosso quando le nuove copertine su Maometto sono costate la vita a 10 persone in Niger e 45 chiese date alle fiamme dalla furia estremista. L’Europa guarda se stessa, alza l’asticella della diffidenza con l’Oriente e non si accorge di cosa succede tutto intorno, dove crescono povertà e si demoliscono diritti e proliferano sacche preziose per il terrorismo, il fondamentalismo.


Anche questo, forse, è il prezzo della globalizzazione. La Libia sprofonda nel caos più totale: divisa, di fatto, in tre zone ingovernabili senza che si riesca a giungere al tanto auspicato Governo di Unità Nazionale. L’Egitto, con il forte Al Sisi ha bandito i Fratelli Musulmani, ma il Sinai rimane fuori controllo. Israele è ferito continuamente e, in uno schema che sembra senza fine, è insieme ai palestinesi vittima e carnefice. Il sangue non si ferma in Nigeria dove gli integralisti islamici di Boko Haram compiono continue mattanze, anche di cristiani, nel nord-est. L’ultima strage è a Baga dove 2000 persone sono state massacrate. Fuori controllo anche la Somalia, preda di bande e “signori della guerra”. L’Iraq, sconquassato e instabile come l’Afghanistan, è in piena lotta contro l’Isis che uccide senza pietà chi gli si oppone, chi non si converte. I cristiani cacciati da Mosul fuggono dal Paese. In Siria si stimano oltre 200mila morti in quasi 4 anni di conflitto interno, iniziato con l’opposizione al regime di Assad e degenerato in un universo tribale nel quale tutti lottano contro tutti ed in cui i jihadisti sunniti dell’autoproclamato Califfato avanzano nonostante i bombardamenti della Coalizione a guida statunitense. Milioni i profughi, centinaia i rapiti e scomparsi. In Yemen sono gli sciiti ad assediare il potere, mentre Al-Qaeda rivendica morte e attentati. Il Pakistan ha condannato le vignette su Maometto ed ha ripristinato la pena capitale per contrastare il terrore jihadista. Qui è in carcere da sei anni, condannata a morte, la cristiana Asia Bibi con l’accusa di blasfemia. Il suo caso è uno tra i tanti. Cresce il Pil dell’India dove, secondo l’organizzazione “Catholic Secular Forum”, nel 2014 ci sono stati più di 7mila episodi di violenza compiuti da gruppi estremisti indù contro i cristiani. La Cina, Paese leader per esecuzioni capitali, gioca una partita silenziosa e si muove su linee economiche di acquisto mondiali, guardando le immolazioni dei buddisti in Tibet. L’Arabia Saudita piange la morte del suo re novantunenne, Abdullah bin Abdulaziz, mentre un blogger è stato condannato a 10 anni di carcere e 1000 frustate per aver offeso l'Islam sul suo forum online. Ogni giorno riceve dal boia, a Gedda, 50 scudisciate. Continuamente rimandate le trattative sul nucleare iraniano, che nega l’atomica per scopi bellici tra le sanzioni di Usa ed Europa. L’Occidente intanto osserva il ridisegnarsi, a colpi di mortaio, dei confini tra Ucraina e Russia. Muta, cresce, anche il potere dei narcos sudamericani che esportano in tutto il mondo grazie, anche, all’aiuto della camorra italiana. Spiragli di dialogo a Cuba che si riappacifica con gli Stati Uniti, federazione in cui la pena di morte è la più applicata tra i Paesi democratici. Eppure Papa Francesco ogni giorno non smette di invocare la pace, il rispetto delle religioni, condannando ogni forma di violenza, indicando instancabilmente vie di dialogo e ascolto per vincere odio e devastazione. Ma l’Europa per ora è troppo impegnata a far quadrare i conti, a proteggersi, dimentica delle radici cristiane e del grande ruolo che potrebbe giocare sullo scacchiere Mediterraneo ed internazionale.