sabato 25 giugno 2022

Sentenza Corte suprema. L’aborto si combatte con verità, consapevolezza e aiuti

 La Costituzione non conferisce il diritto all’aborto, così la Corte suprema degli Stati Uniti d’America ha abolito la sentenza, sul caso “Roe contro Wade”, che dal 1973 aveva legalizzato l’interruzione volontaria di gravidanza nel Paese. Da oggi saranno i singoli Stati a dover decidere, perché il diritto di interrompere una vita non è più garantito sul piano Federale.


La decisione apre una nuova fase di confronto in un Paese dalle forti contraddizioni (dove chi pro-life magari compra un’arma per difendersi e spara), capaci di convivere con un indubbio sentimento nazionale. Nel 2020 nel Paese del “sogno americano” gli aborti sono stati circa 930mila (https://www.guttmacher.org/), quasi un’interruzione su cinque, il triplo di ciò che avviene in Italia. La decisione della Corte però apre non solo il dibattito e il confronto, ma afferma una speranza, quella che la vita sia vista per ciò che è: un dono di Dio. L’aborto è un omicidio come ci ricordano tutti i Papi della Chiesa, da quando questo termine è entrato nella storia dell’uomo. Papa Francesco durante il volo di ritorno da Bratislava, 15 settembre 2021, lo ha ribadito chiaramente: “L’aborto… senza mezze parole: chi fa un aborto, uccide”.

Nella esortazione apostolica Evangelii Gaudium sottolinea che la “difesa della vita nascente è intimamente legata alla difesa di qualsiasi diritto umano. Suppone la convinzione che un essere umano è sempre sacro e inviolabile”. Francesco ricorda continuamente che stare dalla parte della vita non vuol dire però occuparsene solo al suo inizio o alla sua fine, ma significa difenderla sempre. Vuol dire aiutare chi bisognoso, chi fugge da sofferenze e guerra, chi afflitto da malattie, prendersi cura di chi è fragile, discriminato, di chi ha subito violenze… anche soprattutto di chi pensa all’aborto perché schiacciato da paure e angosce.

L’aborto si combatte con verità, consapevolezza e aiuti. Probabilmente sessanta anni fa le conoscenze mediche, scientifiche non fornivano sull’inizio della vita la chiarezza che abbiamo oggi. Basti pensare che l’ecografia inizia ad essere usata negli anni settanta.

Oggi la ricerca e la medicina ci danno la possibilità di affermare senza ombra di dubbio che la vita inizia da quando due cellule si incontrano, dal momento del concepimento inizia il processo inarrestabile della duplicazione e diversificazione: la persona.

La vita tutta va protetta e per farlo è necessario aiutare le mamme, perché si è mamma subito dopo il concepimento, a prendersi cura del bambino in grembo. Servono aiuti economici, certezze lavorative, corsie preferenziali se necessario per l’ottenimento e il mantenimento di un impiego; la certezza di una casa, l’assistenza medica, sostegni economici, psicologici, religiosi, il calore di chi ama … anche attraverso strutture come "le case famiglia", ma questo costa molto in termini di denaro e allora si sceglie l’ideologia fusa alla menzogna che strutta la via della barricata, della contrapposizione, della chiusura e l’intervento chirurgico che recide il cordone della vita diventa scelta assoluta.

Ciò che serve invece è costruire, dialogare, trovare il modo per riaprire gli occhi e saper guardare. La sentenza della Corte degli Stati Uniti è in questo senso un’opportunità, per il mondo intero, di vedere, interrogarsi, cambiare.