venerdì 10 luglio 2020

Penso un numero, ditemi qual è

Partiamo da un gioco, quello che ho proposto ai miei figli ieri sera: “Penso un numero, ditemi qual è”. Tutti provano, Giorgio, il più piccolo dei miei tre, mi fissa, pensa e poi: “Di che colore è il numero papà?”.
E’ da qui che bisognerebbe sempre partire, dal cambiamento della prospettiva, dalla capacità immaginativa, “dai piccoli”.
Allora forse l’analisi dei dati COVID, il tantissimo, forse troppo, parlare del post-covid, mentre il “mondo” mangia persone e sistemi, cederebbero il passo all’azione verso l’Altro: perché chi aiuta sa bene la differenza tra il parlare, il progettare e l’agire. Lo sanno medici, sacerdoti, suore, volontari, persone di buona volontà (ed in questa categoria ci sono anche: economisti, politici, demografi, studiosi, giornalisti…) che costruiscono, aiutano. Spesso è un lavoro silente, altre volte diventa un modello. Tanti profeti di sventura, tanti incantatori di serpenti, tanti interessi di parte, teorie del complotto e utilizzatori di dati, orientatori di preferenze, seminatori di guerre e discordia, venditori di morte. 
Guardo la mappa dei conflitti nel mondo e sembra un orrore senza fine, ed è un orrore, ma tra macerie, polvere di bit e violenza, crescono migliaia di storie di speranza, migliaia di cuori, di menti, di volti… generazioni intere capaci di generare la vita.