lunedì 27 agosto 2018

Un giorno in pronto soccorso: perché l'umanità passa proprio dall'uomo

Per la serie storie incredibili vi racconto ciò che mi è successo nella campagna viterbese questa estate...  quando una piccola farfalla si è infilata nel mio orecchio… avete letto bene: non farfalle nello stomaco, ma nel canale uditivo!
In quel periodo vivevo da pendolare tra il verde e ridente paesino di San Martino al Cimino e Roma:

Oggi è domenica non ho visto i bimbi e tornando a casa in treno sogno di abbracciarli, giocarci, strapazzarli almeno per qualche ora… e così accade: altalena, corse nel prato, risate… fino a quando con la coda dell’occhio, mentre sono sul tagliaerba trainando un carretto con i pargoli, vedo un piccolo “puntino” venire dritto verso di me, dritto nel mio orecchio.
Puff… e sento camminare (sensazione da film horror), prurito, fastidio e un rumore simile a quando si ha l’acqua nelle orecchie…
In un balzo sono in macchina direzione pronto soccorso. E lì si apre un altro sipario, quello della “saletta di attesa numero due”…
NON CI VOLEVO VENIRE
Arrivo in ospedale, voci di pazienti confermano oltre 40 casi con solo due medici. Dicono un ortopedico e un cardiologo... ma. a me servirebbe un otorino...
Mentre la farfallina nel mio orecchio non trova pace una signora con il naso tumefatto cammina avanti e indietro continuando a ripetere: 'Io qui non ci volevo venire sono caduta come una stupida, è che sono sola e la mia amica mi ha detto vai che se ti senti male di notte è peggio... diventerà giorno'.
Quattro ore dopo, quando sono andato via, era ancora al PS. ..
LE DUE MAMME
Due mamme conversano. "Ma che ha tua figlia?"
'Ha un braccio lussato'
'Sei fortunata quando è successo alla mia c'era la gastroenterologa che ci ha rimandato a casa dicendo che era tutto a posto, per fortuna il giorno dopo c'era l'ortopedico'.
Chiamano la bimba un grande grido di dolore tachipirina, un guanto gonfiato a palloncino e si torna a casa.
91 ANNI
Nella saletta 2 su una sedia a rotelle c’è una signora di 91 anni distinta che fissa l’orologio sulla parete:
Lei - “Che ore sono?”
Figlio - “Mamma sono le 10!”
Lei – “ma è notte”
Figlio – “si mamma”
Lei - “Io che ho?”
Figlio - “La polmonite”
Lei - “Eh?”
Figlio - “LA POLMONITE!”
Lei - “NON HO CAPITO!”
Figlio - “LA POL..”
Lei - “La pol…”
Figlio - “MONITE!!!”
Lei sommessamente - “monite… monite…“
Lei - “e cosa è?”
Figlio – “niente si cura adesso andiamo a casa”
Figlia – “vuoi mangiare?”
La mamma non risponde, fissa l’orologio e chiede altre volte che ora sia. Arriva un conoscente che porta un gelato.
Lei – “quanto disturbo”
Il conoscente – “ci mancherebbe”
Lei guardando il figlio – “ma a me il gelato non va”
Figlia – “mamma”
Lei – “mi andrebbe un pezzetto di pizza”
Figlia – “e dove la trovo la pizza adesso?”
Lei – “Che ore sono?”
I figli in coro, ma con grande dolcezza: “adesso andiamo a casa”.
Poi mangerà il gelato, chiederà l’ora, sorriderà ai bimbi in sala ed aspetterà con pazienza stoica le dimissioni, arrivate dopo che la voce dei figli ha risuonato per tutto il PS.
MARGHERITA
Arrivano due ragazzi giovanissimi, avranno massimo 25 anni, lei ha un pancino in evidenza, lui il volto preoccupatissimo. “Non sento più il battito…” I pazienti condividono ore che non passano mai, ognuno ha la sua storia, preoccupazione e dolore… la linea gialla sul pavimento genera una privacy che si dissolve dopo pochi centimetri.
Tutti ammutoliscono, qualcuno prega.
Usciranno con il suono inconfondibile del galoppo della vita nelle orecchie. Tutto bene, Margherita è aggrappata forte forte alla mamma…
SEDIE A ROTELLE
Luciana ha circa 80 anni è su una sedia a rotelle del PS dopo una caduta: braccio fasciato, gamba immobilizzata, l’altra con un tutore. Entrambi gli arti inferiori alzati. Sono ore che aspetta, per ora solo TRIAGE.
Arriva il figlio, lei si sporge in avanti, cambia il punto di equilibro della sedia che non ha freno, effetto leva e SBRAMMM… la sedia si inclina in avanti, la seduta si sfila… La donna con il naso fratturato allunga un braccio e afferra Luciana, un ragazzo lascia cadere il cellulare, tutte le donne davanti a lei sussultano in un grido silenzioso. Luciana è a terra salva, la sedia è “impennata” all’indietro.
Il fatto sarà argomento di conversazione per circa 50 minuti.
Una ragazza riccia (uscirà con il gesso alla caviglia) racconta ad un amica l’accaduto, anche lei è su una sedia a rotelle, la stessa di Luciana… con una mano si allunga per sistemate il ghiaccio secco che le hanno messo al piede rialzato… SBRAMM stessa scena, per fortuna dietro di lei c’è la figlia di una paziente che aspetta da sei ore il risultato delle analisi ( con tanto di attacco di panico davanti a tutti: “non se preoccupi – ha detto l’infermiera – ci stiamo tutti qui”) che afferra la bara e impedisce l’impennata.

IL MIO TURNO
Aspetto ore, quatto, poi decido di andare a chiedere. Nel frattempo la mia farfalla o è morta o si è addormentata.
In realtà non sapevo fosse una farfalla, pensavo più ad un moscerino piccolo piccolo, come quelli che si aggirano intorno alle mele.
Mi dicono che mi avevano già chiamato – impossibile sono stato inchiodato alla sedia – e che adesso sicuramente sarà il mio turno. Nel frattempo continuano a ricoverare e dimettere è un via vai continuo.
Quanta sofferenza, speranza… I medici e infermieri non si fermano un attimo…
Finalmente mi chiamano, sento odore di gesso, sarà l’ortopedico? L’infermiera prepara vaschetta, siringa, parla con il medico che mi spara nell’orecchio un paio di getti d’acqua…
“Eccola era una farfallina, guardi…” Io sono incredulo e chiedo “devo giocare al lotto, quante possibilità ci sono…?”, mi rispondono sorridendo: “uuuuhhh qui si infila di tutto, mosche, farfalle… siamo in campagna”.
Torno dai miei amici nella stanza di attesa numero due, ci salutiamo augurandoci ogni bene.

domenica 22 luglio 2018

"A cosa stai pensando"

Penso al tempo che passa... ascolto le cicale mentre un aereo ara le nuvole... Lontane le voci e forte un'eco... Penso alle risate e al silenzio, al telefono che mi connette con il mondo e ad una rete che pesca... 
...Penso al fragore del Mediterraneo e alla speranza ignorata, abusata, sfruttata... penso alla politica italiana e ai tanti Politici che non si arrendono alle logiche d'ombelico... Penso "all'amata Siria"  a tutte le guerre e conflitti e a chi crede che la pace sia il frutto dell'incontro...
.Penso al caldo di luglio e agosto che rende tutto evanescente... alle partite a carte, a quelle a biliardino e agli amici che sono ovunque e ti portano con loro...
... penso al gelato al cioccolato che alcuni non mangiano mai... penso ai quelli che litigavano e nessuno li separava mentre eravamo imbottigliati sul raccordo perché un'auto era in fiamme...
...Penso all'amore eterno che mi è stato donato e ai 4 abbracci che non mi lasciano mai
...penso alle canzoni che ieri cantavamo a squarciagola e alla voglia di sognare... mi chiedo cosa pensassero Leopardi, Verga, Platone e respiro l'energia di Ermal Meta... aspetto una telefonata e navigo un po'...